Scheda n. 5 |
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Comune: Lodè |
Località: Sos Lottos |
Foglio IGM: 482, I |
Foglio CTR: 482030 |
Catasto: Foglio 24, Mappali 41, 42, 43 |
Coordinate
Gauss-Boaga: Lat. 4493592,46; Long. 1542937,88 |
Quota: mt. 135 |
Unità Cartografica Geologica (Carmignani et al. 1997): 42 |
Unità Cartografica Pedologica (Aru et al. 1992): 4 |
Uso dei suoli, codice Corine (terzo livello): 211 |
Monumento: Insediam. preistorico e romano |
Cronologia: dall’Età del Rame all’epoca storica |
Data della ricognizione: Settembre 2005. |
Compilatore: Paolo Melis |
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Il Padre Vittorio Angius, nel compilare l’articolo su Lodé per il “Dizionario” di Goffredo Casalis (1841), è il primo a parlare dell’esistenza di un antico insediamento, denominato “Jolloto” (Sos Lothos, o Sos Lottos), scomparso da tempo immemorabile assieme a quelli di “Ptilameddu” (Thilameddu, o Filameddu) e di “Oriannere” (Oriannele? Araene-Santa Restituta?).
Fonti orali, riportate da Piras e Zirottu nel loro volume e confermate anche allo scrivente, parlavano di rinvenimenti di materiali vari (soprattutto monete) fatti da contadini all’atto di dissodare il terreno, nella vallata di Sos Lottos, sulla sponda destra del Rio Minore. Già Angius segnalava la presenza unicamente di poche pietre sparse, mentre la testimonianza orale di un’anziana donna di Lodé, che riferisce i racconti dei più vecchi, raccolta sempre da Piras e Zirottu, a proposito di Sos Lottos ci informa che ci dovevano essere sette o otto case e che, una volta dispersi gli abitanti, vi si potevano trovare ancora tracce dei forni per la panificazione, oltre a diversi attrezzi agricoli.
Per verificare la natura di queste segnalazioni, abbiamo effettuato nell’area di Sos Lottos (in tre distinte proprietà contigue) una ricognizione sistematica “a pettine”, che ha dato risultati di grandissimo interesse, confermando non solo l’esistenza di un insediamento oramai abbandonato, ma anche e soprattutto la sua notevole antichità ed il suo perdurare nel tempo.
A
causa dell’intenso utilizzo agricolo della piana di Sos Lottos, sono oramai
scomparse anche le “poche pietre” di cui parlava Angius; sono però presenti
copiosi materiali archeologici, ceramici soprattutto, che ci testimoniano
dell’importanza dell’insediamento e, soprattutto, della sua lunga
frequentazione a partire dalla preistoria.
I reperti più antichi risalgono all’Età del Rame, ai tempi della
Cultura di Monte Claro: a questo periodo si possono ascrivere uno o due
frammenti di vasi con orlo sbiecato all’interno, e forse anche numerose
schegge di ossidiana, scarti di lavorazione. Notevoli sono, soprattutto, i
materiali ascrivibili all’Età del Bronzo: si segnalano frammenti di tegami e
spiane, anche con tracce di impressioni a “cercine”, di cui uno,
singolarissimo, che nella superficie interna doveva recare un'altra decorazione
costituita da larghe scanalature radiali intervallate da cerchi realizzati a
incisione lineare. Alcuni frammenti di argilla con impressioni vegetali, sono
forse traccia degli intonaci che isolavano le pareti straminee delle capanne.
L’area di Sos Lottos è di notevole importanza anche per le
testimonianze di età romana, le uniche sicure finora attestate nel territorio
di Lodé; in precedenza, si avevano solamente generiche segnalazioni orali circa
il rinvenimento di monete a Sos Lottos, oltre all’ipotesi, sostenuta dai più,
che a Lodé dovesse necessariamente passare la strada dalla costa a Caput
Tyrsi. Fra i materiali rinvenuti, si segnalano frammenti di anfore
tardo-repubblicane (tipo Dressel 1), ceramica fine da mensa di epoca imperiale
con decorazione a palmette stampigliate, lucerne, ceramica comune.
La presenza di diversi frammenti di macine in basalto, inoltre, sembra
confermare la notizia dell’anziana informatrice di Lodè, che parlava dei
resti di forni per il pane.
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