Scheda n. 13

 

Comune: Lodè

Località: Sas Melas o Norchirì

Foglio IGM: 482, I

Foglio CTR: 482030

Catasto: Foglio 31, Mappale 33

Coordinate Gauss-Boaga: Lat. 4492477,23; Long. 1544281,83

Quota: mt. 230

Unità Cartografica Geologica (Carmignani et al. 1997): 42

Unità Cartografica Pedologica (Aru et al. 1992): 4

Uso dei suoli, codice Corine (terzo livello): 243

Monumento: Tomba di giganti

Denominazione: Sas Melas

Tipologia: ortostatica

Cronologia: Età del Bronzo Medio-Recente

Data della ricognizione: Settembre 2005.

Compilatore: Paolo Melis

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         La tomba di giganti di Sas Melas sorge a circa 200 metri in linea d'aria dal nuraghe omonimo; la si incontra lungo il sentiero che porta al nuraghe e che costeggia una vigna attigua. La stradina di accesso, in realtà, passa al di sopra della tomba, di cui solo un occhio attento ed esperto noterà le tracce appena affioranti dal terreno.  

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La tomba è completamente interrata e versa in pessimo stato di conservazione; si notano solamente alcune pietre ortostatiche che affiorano per pochi centimetri, salvo due o tre pietre più grandi e quindi maggiormente evidenti. Ciò che si può osservare, in realtà, sono cinque pietre della parete sinistra del vano tombale, la lastra di fondo dello stesso, un'ulteriore lastra riversa vicino alla precedente (forse un ortostato atterrato della parete destra), una lastra ortostatica del paramento esterno (lato sinistro), due pietre di stipiti che delimitano l'apertura dell'ingresso, quattro o cinque lastre pertinenti, forse, all'ala sinistra dell'esedra, alcune in situ ed altre reclinate.

La tomba, a giudicare da quel che resta, doveva avere una lunghezza stimata di circa 10 metri, orientata lungo l'asse da Sud-Est a Nord-Ovest; la camera funeraria - realizzata con ortostati di base su cui, probabilmente, si impiantavano i consueti filari di pietre - era lunga circa m 7,30 e larga approssimativamente un metro. Il paramento esterno era realizzato ugualmente con ortostati che trattenevano il riempimento di piccole pietre e terra; lo spessore fra i paramenti interno ed esterno, almeno nel lato sinistro, era di m 2,10, per cui si può stimare una larghezza complessiva del corpo tombale di oltre 5 metri. L'ala sinistra dell'esedra ha una lunghezza residua di m 6 circa, per cui, anche in questo caso, è possibile stimare un'ampiezza complessiva (corda) dell'esedra di m 11-12 circa.

L’elemento più evidente, al momento attuale, è la poderosa lastra di chiusura al fondo del vano funerario, larga m 1,40 e spessa m 0,27, che affiora ancora dal terreno per m 0,40. Delle pareti, residuano solo due brevi tratti di quella sinistra: uno di tre ortostati prossimo alla parete di fondo (lunghezza complessiva m 2,06) ed uno di due lastre nella zona centrale (lunghezza m 1,30). Del lato destro non residua assolutamente nulla. MelasTdg2.JPG (654771 byte)

Analogamente, del paramento esterno si conserva solamente una pietra ortostatica di m 1,10 x 0,66 di altezza e 0,14 di spessore, nel lato sinistro (verso la parte di fondo del corpo tombale), mentre del lato destro non resta traccia.

Fra le ultime pietre visibili della camera funeraria e le pietre di stipiti dell’ingresso, vi è una lacuna di circa due metri, che corrisponde più o meno alla larghezza della stradina interpoderale che passa sopra i ruderi della tomba e la cui realizzazione probabilmente non è estranea alla scomparsa delle pietre mancanti. La zona dell’esedra, invece, si è fortunosamente salvata, almeno in parte, poiché è stata inglobata dal muro a secco che segna il confine della proprietà: le pietre dell’esedra, infatti si notano, ancora più o meno in situ, alla base del muro stesso.

Le lastre degli stipiti che delimitano l’ingresso (a Sud-Est), contrariamente a quanto osservato nelle altre tombe della zona (Thorra, Pirelca), non si dispongono longitudinalmente rispetto alla camera funeraria, a chiudere il consueto piccolo “dromos” di accesso, ma sono collocate trasversalmente, con la faccia rivolta verso la fronte della tomba, come se si trattasse già di due ortostati dell’esedra oppure di due lastre destinate a sorreggere una stele sovrastante oggi scomparsa, o più probabilmente, collocate immediatamente alle spalle, a rinforzarne la stabilità alla base. L’apertura risparmiata dalle due lastre è di circa m 0,50, ma non sappiamo se fosse già essa stessa il portello oppure, come ci pare più probabile, uno spazio interno intermedio (il “dromos”rituale”) alle spalle del portello vero e proprio, che forse era scolpito alla base della stele originaria.

Le lastre dell’esedra, difficilmente individuabili perchè inglobate alla base del muro a secco, non sembrano essere particolarmente grandi, al punto che è difficile stabilire se si tratti veramente degli ortostati laterali dell’area cerimoniale oppure delle lastre del sedile che, generalmente, veniva realizzato alla base degli ortostati stessi (che quindi risulterebbero mancanti).

 

 

 

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