Protonuraghi e
tombe di giganti
La singolare struttura di Abba Pria ci introduce, quindi, al discorso sui primi momenti della Civiltà Nuragica, nel Bronzo Medio (XVII-XV sec. a.C.): periodo ampiamente attestato nel territorio di Lodè, mentre non si hanno tracce sicure della precedente fase del Bronzo Antico. E' difatti a questo punto che cominciano a comparire le prime torri nuragiche, tozze e di pianta irregolare, ancora prive della classica camera a tholos: i cosiddetti "protonuraghi", o nuraghi a corridoi. Nel territorio di Lodè, sembrerebbe rispondere a queste caratteristiche il solo nuraghe di Janna Bassa, ubicato sulle alture che dominano, da Sud, l’attuale centro abitato. La struttura, di pianta quadrangolare irregolare, sfrutta ampiamente un affioramento di roccia naturale, come è comune per questo tipo di edifici. Residuano solo poche tracce del lato Est e di quello meridionale, ove era ubicato l’ingresso.
Contemporaneamente ai primi protonuraghi, si diffondono le sepolture megalitiche a camera allungata, eredi dirette delle allées couvertes di tradizione dolmenica: le "tombe di giganti". Le tombe del territorio di Lodé, purtroppo in gran parte distrutte, parrebbero essere di un tipo apparentemente arcaico, con grande lastra verticale di prospetto (detta impropriamente "stele"), esedra semicircolare ortostatica e corridoio funerario marginato ugualmente da pietre ortostatiche, sormontate da pochi filari di pietre più piccole, allo scopo di normalizzare il piano di appoggio delle lastre trasversali di piattabanda; a volte, nella stessa parete, tratti di muratura ortostatica si alternano ad altri a filari, come nella tomba di giganti di Gallé, che amministrativamente appartiene al comune di Onanì, ma che è comunque inserita nel comprensorio archeologico che gravita attorno alla valle di Sos Lottos.
La tomba più interessante, meritevole di uno scavo archeologico, è quella di Thorra (foto a sinistra), già nota al Taramelli, a non molta distanza dal nuraghe omonimo. Si tratta di una tomba con corridoio realizzato da file di ortostati sormontate da filari di pietre di piccole e medie dimensioni, provvista di lastra frontale con portello sagomato (stele?) della quale residua la porzione di base, riversa nel terreno davanti alla tomba. L'esedra doveva essere di tipo ortostatico; la tomba è priva della copertura. L'interno è relativamente sgombro, forse a causa di scavi clandestini, mentre l'esterno è completamente sepolto, come anche l'area frontale dell'esedra.Fra le tombe del territorio di Lodè, alcune erano presenti nello stesso sito dove è stata segnalata la sepoltura megalitica di Sas Seddas, vista in precedenza: si tratta di due strutture (tombe 2 e 3) ubicate alle pendici del versante meridionale del pianoro. La tomba di Sas Seddas 2, notevolmente distrutta, conserva solo poche pietre allineate del paramento esterno (lato Ovest) che ad una estremità accennano al caratteristico giro absidale, tipico delle tombe di giganti.
A breve distanza da quest’ultima, sono le tracce di un’altra tomba, Sas Seddas 3, di cui resta ugualmente un allineamento di pietre del paramento esterno, presumibilmente del lato Est. Intorno si raccoglie sporadica ceramica.
Ancora sul pianoro sovrastante, a breve distanza dalla tomba 1, è stata segnalata una tomba di giganti oramai scomparsa, i cui resti andrebbero identificati in un cumulo allungato di pietre e terra, che provvisoriamente abbiamo catalogato come Sas Seddas 4. Il dato è tuttavia dubbio e non è escluso che anche questa segnalazione vada riferita alla stessa tomba 1 ricordata dalle altre fonti orali.
La tomba di giganti di Araene doveva essere probabilmente quella meglio conservata, stando alla descrizione del Taramelli che poteva ancora distinguere “le pietre fitte dei lati e grandi lastroni della copertura”. Purtroppo, recentissimi e incontrollati lavori di bonifica hanno portato alla sua completa distruzione: a parte poche pietre accatastate presso la recinzione della proprietà, l’unico elemento ancora presente è una lastra semicircolare di m 1,80 per 1,70 h., forse parte superiore di una stele centinata bilitica.
Una
tomba di giganti inedita, nei pressi di un nuraghe, è presente anche a Sas
Melas; residua, appena affiorante dal terreno, il filare sinistro della camera funeraria, con la pietra
fondale, e si intravedono alcune pietre del paramento esterno. Della zona
frontale, sono ben visibili le due pietre di testata della camera, ortogonali al
corridoio, separate dallo spazio del portello: sono attualmente inglobate in un
muro di recinzione della proprietà, che in pratica segue, in questo tratto,
l'andamento dell'esedra della tomba, comprendendo anche alcuni ortostati
dell'esedra stessa.
Sostanzialmente inedita è anche la tomba di giganti di Pirelca[1], nella valle solcata dal rio Posada, poco prima che quest’ultimo confluisca nel bacino artificiale omonimo. Residuano, appena affioranti dal terreno, il corridoio della camera funeraria ed il filare di pietre del paramento esterno nel lato Sud, oltre a tracce dell’ingresso, orientato a Est, e qualche lastra dell’esedra.
Per quel poco che è dato osservare, le tombe di giganti del territorio di Lodè parrebbero appartenere tutte alla classe delle sepolture a struttura dolmenica con "stele" centinata sul prospetto, non sappiamo se provvista di cornice oppure (come sembra almeno nei casi di Thorra e Araene) liscia; nel paramento murario della camera, tuttavia, osserviamo spesso l'impiego di una tecnica mista, con l'uso di filari irregolari di pietre che si alternano agli ortostati, o che sovrastano una fila di ortostati di base piuttosto bassi. Oltre che nella già citata tomba di Gallé-Onanì, il tipo di sepoltura è presente in quest'area in diversi altri esempi: citiamo la tomba di Su Picante- Siniscola, Gollei Lupu-Loculi, Su Pilusinu-Posada. Mancano invece, a Lodè, le tombe di giganti realizzate con filari di pietre ben sagomate, e spesso provviste di concio "a dentelli", ben attestate in questa regione: citiamo le tombe di Solle a Bitti e di Kolovranas (o Colovras) a Siniscola.
Nuraghi
a tholos
Fra i nuraghi, il più importante e significativo
è quello di Sas Melas o Norchirì, apparentemente un monotorre, che sorge su un basso rilievo a
breve distanza dall'abitato di Lode'. Il Taramelli, nel 1933, aveva notato la
presenza di due camere a tholos sovrapposte ancora intatte, con una
finestra "più larga che alta". Purtroppo, è attualmente scomparsa
del tutto la camera del piano superiore ed è crollata la zona d'ingresso del
piano inferiore. La camera del piano-terra è ancora ben conservata, voltata a tholos
relativamente tronca, con lastra di chiusura di dimensioni inusitate. Sparito
l’ingresso, restano tracce del corridoio, parzialmente scoperto ed ingombro di
macerie nel tratto iniziale, sul quale si affacciano la nicchia d'andito, ancora
integra, ed il vano della scala, oggi a cielo aperto, che doveva essere
piuttosto alto e a sezione ogivale. Nella camera sono presenti due ampie nicchie
quadrangolari, a destra e a sinistra, a fior di suolo, ed una terza piccola
nicchia sopraelevata, nella parete di fronte all'ingresso, che al fondo pare
curvare lievemente verso destra.
Il nuraghe Thorra è un edificio complesso,
che si erge su una bassa collina nei pressi del guado di un importante corso
d'acqua. E' notevolmente distrutto ed interrato, e la vegetazione fitta
impedisce di leggere con precisione le strutture esterne; si individua,
tuttavia, un'ampia torre sub-circolare, sulla quale si imposta, in addizione
tangenziale, almeno una torre secondarie. All'interno della torre principale,
notevolmente svettata, si osserva, abbastanza sgombra da macerie, un'ampia
camera dalla planimetria piuttosto insolita. L'andito di ingresso, che residua
solo nell'ultimo tratto verso la camera, è notevolmente ingombro di terra e
macerie e non sembra di potervi individuare nicchie o vani-scala, che tuttavia
non possono escludersi data l'estrema rovina. Una volta penetrati nella camera,
si osservano due nicchie, a sinistra e nella parete di fronte: in questi lati,
la camera sembrerebbe assumere un andamento abbastanza curvilineo, a parte
alcune integrazioni di piccole pietre che parrebbero recenti. Il lato alla
destra dell'ingresso, invece, sembrerebbe essere rettilineo, o addirittura
lievemente convesso. Solo lo scavo archeologico potrà far luce sulle effettive
caratteristiche di questo singolare ed interessante monumento; presso il nuraghe
Thorra, è stata raccolta ceramica nuragica con decorazione "a
pettine" (Fadda 1984).
Del nuraghe Su Nuragheddu, che il Taramelli
indicava erroneamente come Sa Taula, non resta più alcuna traccia se non poche
pietre sparse; ubicato su un’altura a dominio della valle del Rio Posada, è
stato spazzato via dai mezzi meccanici in tempi relativamente recenti ed i
pastori del luogo ne conservano ancora viva la memoria. Restano, tuttavia, nel
terreno numerosi resti ceramici di chiara attribuzione nuragica, ad ulteriore
conferma della presenza di un sito nuragico.
Insediamenti
Oltre ai siti caratterizzati dalla presenza di
emergenze monumentali, sono stati individuati anche altri insediamenti antichi
indiziati quasi esclusivamente da materiali ceramici affioranti in superficie.
L’insediamento di Sa Ichedda, nell’area
di Sas Seddas, pur non presentando strutture di edifici si configura tuttavia
come un sito strategico, ubicato su una sella a dominio di due vallate. I
materiali ceramici si inquadrano agevolmente nel repertorio nuragico del Bronzo
Medio (tegami e teglie, spiane con impressione a stuoia, anse a gomito).
Nuragici sono anche i materiali, più sporadici,
che si rinvengono a Sas Seddas (Pinnetta Farris), a non molta distanza
dalle omonime tombe di giganti. Anche a Sos Golleos, presso una casa
colonica, a 500 metri dalla struttura ipogeico-megalitica di Abba Pria, si
raccolgono nel terreno materiali ceramici nuragici.
Apparentemente nuragici parrebbero essere anche i
pochi materiali raccolti nel sito di Su Casteddu, all’interno del
centro abitato di Lodé, mentre più chiara è l’attribuzione culturale
nuragica per i reperti ceramici che affiorano in superficie in località Su
Mattone, una località a Nord-Ovest di Lodè e a breve distanza
dall’abitato: si segnalano soprattutto frammenti di tegami e teglie.
L’insediamento di Thilameddu (o Filameddu),
da sempre è al centro di racconti e leggende che parlano dell’esistenza di un
antico borgo abbandonato, in cui erano presenti anche una chiesa ed un
camposanto. Già nel 1841 Vittorio Angius ne constatava lo stato di rovina,
ridotto a poche fondamenta di edifici, e lo riteneva abbandonato addirittura
prima dell’epoca giudicale poiché non figurerebbe menzionato in alcuna fonte
censuaria posteriore. La ricognizione non ha portato all’individuazione di
alcuna sicura traccia di edifici, ad eccezione della fonte realizzata a filari
di pietre; sono stati invece rinvenuti numerosi materiali ceramici, sia figulini
che di impasto preistorico, purtroppo atipici, a testimonianza di un
insediamento che sicuramente dovette conoscere una frequentazione prolungata
dalla preistoria sino almeno all’alto medioevo, ma probabilmente anche oltre.
Degni di nota, alcuni frammenti di macine in basalto, appartenenti soprattutto
ad un singolare tipo di mola rotatoria manuale, oltre a due frammenti di "catillus"
di più comune mola asinaria: tutti manufatti da attribuire sicuramente ad epoca
storica.
A breve distanza dal sito dell’insediamento, alla
base di una formazione rocciosa forse calcarea (lungo uno stretto filone che
attraversa tutta la zona, inserito fra le formazioni di gneiss), caratterizzata
da profonde spaccature e diaclasi, si rinvengono alcune sepolture ricavate
all’interno degli anfratti; fonti orali parlano del recupero indiscriminato di
numerosi resti umani, forse anche materiali archeologici, avvenuto negli anni
passati. La nostra ricognizione ha portato alla conferma circa la presenza di
ossa umane, mentre non sono stati rinvenuti elementi di corredo; il rituale
troverebbe riscontri in sepolture dell’Età del Bronzo, mentre ci sembra di
poter escludere l’ipotesi di deposizioni di epoca storica.
Anche l’insediamento di Sos Lottos, come
quello di Thilameddu, è ricordato dall’Angius fra gli antichi villaggi
abbandonati: di esso non rimanevano che poche pietre. Al giorno d’oggi,
l’intenso utilizzo agricolo della piana di Sos Lottos ha portato anche alla
scomparsa di quelle “poche pietre”; sono però presenti copiosi materiali
archeologici, prevalentemente ceramici, che ci testimoniano dell’importanza
dell’insediamento e, soprattutto, della sua lunga frequentazione a partire
dalla preistoria.
Abbiamo già visto come i reperti più antichi
risalgano all’Età del Rame, ai tempi della Cultura di Monte Claro. Tuttavia,
ben più consistenti sono i materiali ascrivibili all’età nuragica: si
segnalano frammenti di tegami e spiane, anche con tracce di impressioni a
stuoia. Alcuni frammenti di argilla con impressioni vegetali, sono forse traccia
degli intonaci che isolavano le pareti straminee delle capanne.
Fonti
Risulta difficile, in assenza di saggi di scavo, stabilire l’antichità delle diverse fonti d’acqua sparse nel territorio di Lodé, alcune ancora in uso, altre in relativo abbandono. L’incertezza nasce soprattutto dal fatto che sovente esse sono realizzate con tecniche pressoché simili a quella nuragica: un piccolo vano a filari, coperto in genere da una lastra orizzontale, raccoglie l’acqua della sorgente, mentre nell’area antistante è spesso ricavato un prospetto in muratura, oppure un vero e proprio atrio quadrangolare. Una di tali fonti è proprio quella, già ricordata, di Thilameddu, che però ha subito recentissimi “restauri” in cemento da parte dei proprietari del fondo.
Più interessante è, invece, la fonte in località Sos Banzos, a non molta distanza dal complesso nuragico di Thorra. La sua struttura, sebbene nascosta dalla vegetazione e dalla terra accumulatasi nel tempo, mostra le tracce di diversi rimaneggiamenti e parrebbe inserita all’interno di una struttura più ampia: forse una primitiva cella originaria, a pianta circolare, venne in seguito parzialmente colmata e ridimensionata sino a ricavare l’attuale celletta quadrangolare dove sgorga la vena sorgiva. Nell’area circostante si raccoglie ceramica atipica, ma anche schegge di ossidiana e forse un probabile strumento microlitico.
Paolo Melis
[1] Che dovrebbe corrispondere alla tomba di "Sa Taula", segnalata da Piras-Zirottu (p. 15), che tuttavia parlano dei resti di una tomba di giganti "nelle vicinanze del nuraghe"; in realtà, la tomba di Pirelca dista dal nuraghe Su Nuragheddu (o Sa Taula) 1250 mt. in linea d'aria.
Torna alla Home Page